Sara ha 16 anni ed è una ragazza ricca di interessi, passioni, sentimenti e soprattutto di cose da dire, di quelle che arrivano al cuore e che attivano cambiamenti. Sara convive con l’atrofia muscolare spinale ed è una delle ragazze del NeMO Pediatrico di Roma.
Nei giorni passati, durante l’assemblea di fine anno scolastico e davanti a 1.400 persone, Sara ha portato la sua testimonianza di vita. Riportiamo un estratto del suo discorso: leggerlo vi ruberà poco tempo, ma vi donerà tantissimo.
Sono sicura che da qualche parte, nella vostra testa, avete pensato così: peccato.
Il rischio è che per via di questa mia caratteristica fisica smettete di vedere tutte le altre, cioè che mi identificate come “Sara, una ragazza in carrozzina”.
La vita è un fatto di editing: scegliere o togliere un dettaglio può cambiare la visione d’insieme delle cose o almeno apparentemente. Quante volte ho sentito il termine “costretta sulla carrozzina”. È terrificante come questa espressione contenga in sé così tanta ignoranza e come vada ad alimentare quel senso di pietismo che noi invece vogliamo sconfiggere.
{{cta(‘5f3b7ada-b40c-4b83-a3e2-475a9288275a’,’justifycenter’)}}
La carrozzina è un accessorio incredibile, un mix tra design e tecnologia che ti permette di andare ovunque tu voglia, di vestirti, di ballare, di correre, di poter anche mettere i tacchi 12 senza temere i Sampietrini. Io non vedo niente di costrittivo in questo: la carrozzina ti da la possibilità di muoverti nel mondo, di certo non te la toglie.
Sapete che non è facile passare inosservati quando si gira con una quattroruote però, invece di nascondermi oppure sentirmi a disagio di fronte agli sguardi della gente, ho pensato:
“ok se proprio gli altri non possono fare a meno di guardarmi quando passo, che almeno vedano la cosa più bella della loro vita.”
La disabilità in sé, oggettivamente, non è né un bene né un male: è una caratteristica fisica. Tutti noi abbiamo caratteristiche fisiche che ci differenziano gli uni dagli altri. La disabilità diventa uno svantaggio relativamente all’ambiente, quando non c’è un ambiente adatto ad accoglierla.
Dobbiamo eliminare le barriere architettoniche, dobbiamo far sì che ogni singola persona sia posta nelle condizioni di poter esprimere al 100% il suo potenziale, solo così una persona sarà giudicata per com’è, per i veri meriti che ha.
{{cta(‘f923fec0-2aed-483d-83d8-69e452553938′,’justifycenter’)}}